Verrà inaugurato il nuovo Museo geologico all’aperto del Monticino
L’ex-cava del Monticino, acquisita dal Comune di Brisighella dalla ditta Gessi del Lago d’Iseo S.p.A. e allestita nel 2006 come museo geologico all’aperto con finanziamenti della Regione Emilia-Romagna è divenuta il Museo geologico all’aperto del Monticino. Il Museo ricade in zona B del Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola e la gestione è stata affidata, da parte del Comune di Brisighella, all’Ente Parco.
Malgrado l’estensione limitata, nell’area di questa ex cava di gesso affiorano le principali formazioni della Romagna occidentale e cioè Marnoso-arenacea (Langhiano-Tortoniano), “ghioli di letto” (Tortoniano sup.-Messiniano inf.), Gessoso-solfifera (Messiniano), Colombacci (Messiniano sup.) e Argille Azzurre (Pliocene-Pleistocene inf.). Nel Museo geologico all’aperto dell’ex-cava del Monticino è possibile toccare con mano ben tre superfici-chiave del Messiniano: a) la base dei gessi, b) la discordanza angolare (unconformity) intra-messiniana, c) il limite Miocene/Pliocene.
Da manuale di geologia risulta soprattutto la spettacolare discordanza angolare che separa le evaporiti gessose, inclinate di quasi 60°, dai sovrastanti depositi inclinati della metà (una delle prove più evidenti del cosiddetto evento tettonico intra-messiniano). I gessi subirono intensi fenomeni di erosione e carsismo, prima di venire ricoperti dalle melme ciottolose lagunari della F.ne a Colombacci, più di 100 mila anni dopo: l’irregolare paleosuperficie di erosione che tronca gli spessi strati selenitici rappresenta perciò un eccezionale esempio di antico pendio carsificato nel Messiniano superiore.
Oltre alle testimonianze di carsismo antico il Parco Museo del Monticino ospita anche dei fenomeni carsici attuali come una piccola valle cieca e l’inghiottitoio della grotta Tana della Volpe. In particolare, nei riempimenti limosi di alcune piccole cavità negli anni passati sono stati raccolti numerosissimi cristalli isolati di gesso, originatisi in seguito all’evaporazione delle acque solfatiche circolanti all’interno dei sedimenti.
Tuttavia, il maggiore motivo di interesse risiede nell’eccezionale paleofauna a vertebrati terrestri del Messiniano finale (tra 5,61 e 5,33 milioni di anni fa) rinvenuta in antiche cavità carsificate riempite da sedimenti della F.ne a Colombacci. Si tratta dei resti paleontologi di circa sessanta specie (tra le quali almeno 5 specie nuove per la Scienza), ripartite in una quarantina di mammiferi ed una ventina tra anfibi e rettili. Colpisce il gran numero di forme esotiche, confrontabili soprattutto con quelle degli attuali paesi tropicali o subtropicali: rettili quali coccodrillo, varano o boa delle sabbie e mammiferi come scimmia, oritteropo, tasso del miele, rinoceronte, mastodonte, antilope o iena.
Dopo 10 anni dal pregevole intervento di recupero e allestimento del Museo, condotto da Regione Emilia-Romagna, Provincia di Ravenna, Comune di Brisighella, con la collaborazione scientifica dell’Università di Bologna e dell’Università di Firenze e l’importante apporto tecnico del Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale, era tempo di una profonda ristrutturazione.
L’intervento realizzato ha permesso la messa in sicurezza dei percorsi di visita; la sperimentazione di strategie per il potenziamento e la diversificazione dell’offerta didattica; la semplificazione dei contenuti e maggiore attrattività dei materiali didattici ed espositivi; la maggiore visibilità del museo geologico all’aperto dai punti di accesso.
Il primo lotto ha permesso la sostituzione delle staccionate danneggiate poste lungo i sentieri, con le stesse modalità con cui furono realizzate dieci anni fa ed in continuità con i tratti ancora in buono stato: pali grezzi di castagno montati direttamente in posto. È stato risistemato il fondo di alcuni sentieri, con stabilizzato di gesso messo a disposizione gratuitamente dalla cava Saint Gobain di Monte Tondo: la salita al colle del Monticino, da cui si osserva frontalmente la celebre discordanza angolare e, in particolare, il percorso di collegamento tra l’ingresso basso e l’ingresso alto (CAI 511), lungo il quale sono state rifatte anche tutte le scoline taglia-acqua.
Il sentiero che attraversa la stretta della Sezione Limonti, particolarmente pericoloso a causa dei grossi massi continuamente in frana, è stato chiuso, per ragioni di sicurezza, creando, però, una sorta di aula didattica con belvedere nel punto in cui si ammira, comunque, la celebre sezione geologica.
La vegetazione è stata rimossa presso la stessa Sezione Limonti, per poterla apprezzare al meglio e presso alcuni altri punti di elevato interesse geologico.
Il secondo lotto ha permesso il completo rifacimento dei diciotto pannelli esistenti e la realizzazione di un diciannovesimo pannello, in linea con il manuale di immagine coordinata delle aree protette della Regione Emilia-Romagna.
I pannelli sono stati eseguiti con una grafica più moderna, riducendo i testi in modo da permettere anche l’introduzione delle informazioni in inglese, rinnovando le immagini e l’impostazione, così da rendere la didattica più immediata, affrontando temi complessi come quelli geologici, con approccio semplificato e stimolante la lettura. Il materiale di supporto è stato cambiato, per rendere i pannelli ancora più resistenti alle intemperie.
Il diciannovesimo pannello è stato posizionato nei pressi del nuovo diorama di cui si dirà in seguito. Inoltre, sono stati realizzati due cartelli con il significato di porte di accesso al Museo geologico, visibili e d’effetto, per evidenziare i punti di accesso al Museo stesso e contenenti anche la cartografia con la mappa dei sentieri e le norme comportamentali, analogamente agli altri già presenti presso le strutture del Parco.
Infine, il lotto ha permesso la realizzazione di un percorso guidato per non vedenti, di 50 metri di lunghezza, in modo da offrire una nuova opportunità di visita del museo a chi, altrimenti, avrebbe difficoltà a fruirne in libertà e autonomia. Il percorso è realizzato a partire dall’accesso basso del museo geologico e fino alla parete centrale che mostra la discordanza angolare, ovvero al nucleo del museo stesso.
Il terzo e ultimo lotto ha permesso la realizzazione di una sezione stratigrafica, realizzata come bassorilievi con le repliche dei fossili trovati nei giacimenti miocenici (ossa di rettili e mammiferi) e pliocenici (molluschi) applicate alla struttura, in modo da darle tridimensionalità e realismo.
La vera novità, infine, consiste nel potenziamento dell’offerta didattica rappresentato da un grande diorama all’aperto, con la fauna del Messiniano, comprendente le repliche a grandezza naturale di alcuni dei più fantastici e caratteristici animali i cui resti fossili sono stati rinvenuti al Monticino: Gomphoteriidae, una sorta di mammuth tropicale, simile al mastodonte pliocenico; Stephanorhinus, un massiccio rinoceronte bicorne preistorico; Mesopithecus, piccola scimmia della sottofamiglia dei Colobini; Orycteropus, simile all’attuale oritteropo africano; Crocodilia, simile all’attuale coccodrillo del Nilo; Thalassyctis, grosso ienide estinto di taglia confrontabile con quella dell’attuale iena maculata; Hippotherium, antenato tridattilo del cavallo.
Il Museo geologico all’aperto del Monticino è, così, perfettamente inserito nel sistema di visita della parte orientale del Parco della Vena del Gesso Romagnola, in quello che, probabilmente, è il miglior insieme di strutture di fruizione dell’intero panorama dei parchi regionali dell’Emilia-Romagna.
Il fulcro del sistema è il centro visite Rifugio Ca’ Carnè, dotato di circa 45 ettari boschi e prati attrezzati, ristorante e bar, locanda con venti posti letto, capanna scout con altri 20 posti letto e punto fuoco, campeggio estivo, saletta conferenze, aula didattica multimediale, Museo della Fauna della Vena del Gesso romagnola, palestra di arrampicata sportiva, noleggio di attrezzature per l’outdoor. Da qui si dirama un sistema di sentieri escursionistici di diversa durata, dai 30 minuti alle tre ore e alcuni collegamenti con gli altri siti del sistema: la grotta visitabile della Tanaccia; le gallerie dell’ex-cava della Marana, visitabili e attrezzate come suggestivo teatro sotterraneo; il Museo archeologico della Rocca di Brisighella, dedicato alla storia millenaria del rapporto tra Uomo e Gesso (dalla Protostoria, all’Età Romana e all’Alto Medioevo). Il sistema è crocevia anche dei percorsi regionali di sistema dell’Alta Via dei Parchi e delle Ciclovie dei Parchi.
Massimiliano Costa