Sale e Opere – Museo Civico “G. Ugonia”
IL MUSEO ● L’ ARTISTA ● ESPOSIZIONI E RICONOSCIMENTI ● SALE E OPERE
Il Museo raccoglie una vasta collezione dell’illustre litografo brisighellese.
Sala grande – Primo Piano
La nostra visita inizia con l’accesso nella grande sala che raccoglie alcune tra le opere più salienti di Ugonia.
Ne elencheremo, di seguito, alcune tra le più significative partendo dalla parete di destra:
I cipressi del Monticino (1920), dopo essere stata esposta alla Biennale d’Arte di Roma, fu acquistata dalla Regina Madre. Francesco Sapori così commenta l’opera: “in questa incisione ogni cosa converge all’alto, quasi portata dal vento: pietre, erbe, alberi, nubi vinte da uno spasimo d’altezza che le trascina”. L’effetto dinamico individuato da Sapori è senza dubbio in quest’opera il tema ispiratore, che determina sia la scelta del punto di vista ribassato, sia l’andamento obliquo dei tratti. Se si confronta tuttavia la versione litografica con la prima riflessione all’acquarello, si scoprirà che dinamismo e tonalità plumbee intervengono successivamente, come se l’ispirazione verso effetti grafici e compositivi più drammatici avesse colto Ugonia in un punto imprecisato del lungo processo che porta alla pietra.
Le ginestre (1914), fu acquistata dagli Uffizi nello stesso 1914, grazie alla segnalazione di Ugo Ojetti. Il paesaggio si staglia contro un fondo neutro. Questo effetto procura un senso di inquietudine, l’ansia del vuoto al di là dell’orizzonte alto. Ai lati del sentiero, che ascende con una linea serpentina fino a valicare il colle, si estendono a larghe macchie le ginestre, unica nota di vita nel paesaggio brullo dei calanchi. Si tratta di una litografia piuttosto rara, essendo stata stampata da Ugonia, in soli otto esemplari. Il disegno preparatorio a matita ed acquarello si trova al Gabinetto delle Stampe di Roma.
L’olmo e la vite (1911), un nodo, quasi un arabesco liberty, congiunge i rami di questi alberi, che disegnano un motivo decorativo e moderno sulla naturale distesa dei campi lontani. Giocano a contrasto, nell’opera, valori opposti: il linearismo dei tronchi in primo piano e la qualità coloristica del paesaggio di fondo. Drammatico il primo, quasi con un’accenno di antropomorfizzazione nella vite che si abbraccia al tronco secco dell’olmo, con un evidente volontà di grafismo. Tutto giocato sui toni riposanti del verde, appena interrotto dal rosato dei calanchi, il secondo. La litografia rivela un occhio attento ai contrasti emozionali e di un segno che conosce il valore “psicologico” della linea.
La Torre dell’Orologio (1919), questa litografia raggiunse uno dei vertici della sua opera, capolavoro d’astrazione e d’assoluto, sintesi che trasforma il monte in una variazione di grigi senza ombre senza prospettiva, senza tempo. Il primo piano è silenziosamente vuoto, la neve gli ha tolto persino consistenza. L’unico segno di vita in questo paesaggio immobilizzato nell’attimo è la luce sulla torre dell’orologio. E’ un piccolo segno umano, che da solo non basta ad infondere vita alla vastità del creato. Ma pulsa nella sera, resiste, come un piccolo salvifico faro.
Passeri (1926), spicca, nel paesaggio innevato di Passeri, la facciata bicolore della chiesa dell’Osservanza. La chiesa è collocata tra Villa S. Anna e la scuola, lungo il tragitto percorso quotidianamente da Ugonia, ed è tra i soggetti prediletti dell’artista. L’edificio occupa gran parte della composizione, ma non è, almeno nelle intenzioni di Ugonia, il vero protagonista della veduta. In basso a sinistra, sulla distesa di neve candida, nereggiano infatti sei piccoli passeri.
Capuccetto Rosso (1930), con questa opera a matita e acquarello, Ugonia ambienta la favola di Capuccetto Rosso nel paesaggio brisighellese, e più precisamente nel bosco di Villa S.Anna . Pensata per allietare il riposo forzato della figlia Anna, a letto per una temporanea indisposizione. In un formato orizzontale stretto e lungo, si articolano senza alcuna cesura tre momenti diversi della narrazione. L’incontro tra Cappuccetto Rosso ed il lupo è il momento principale della fiaba: la scena occupa la zona centrale, in netta evidenza rispetto agli altri due episodi. L’atmosfera fiabesca è assicurata dal tono verde–azzurro predominante, su cui spicca come uno squillo la cuffietta rossa della bambina a sottolineare che è lei la protagonista della favola.
Il Tho (1919), Il formato rotondo, di gusto simbolista sottolinea l’andamento centripeto della composizione, rafforzato dalla veduta a volo d’uccello che conduce lo sguardo dalle chiome degli ulivi all’edificio centrale, viene ribadito nell’alzata verticale dalla doppia linea dei cipressi.
L’Autoritratto (1921)
In una luce livida, e vagamente diffusa, si staglia la figura di Ugonia nel camice da lavoro, con accanto in tutta la sua presenza tormentata e brutale il tornio. Nell’autoritratto, l’artista si effigia, secondo la tradizione più nobile, accanto agli strumenti del suo lavoro, al tornio, motivo ricorrente della rappresentazione di se stesso.
Il viale di Villa S.Anna
Ancora una volta Ugonia si lascia incantare dal viale della sua abitazione, inesauribile fonte di ispirazione e scenario rigoglioso alle più intime vicende della sua vita. L’uso dell’acquarello raggiunge qui un notevole grado di astrazione con rapidi tocchi di pennello e tratti a matita altrettanto sommari. Il colore così, anziché distribuirsi in zone piene e definite, si limita a suggerire in maniera essenziale degli appunti cromatici per una successiva eventuale riflessione.
La novena di Natale (1912), fu preparato da uno studio a matita e acquerello conservato presso il Gabinetto Nazionale delle Stampe di Roma che consente di seguire il lento percorso dell’arte di Ugonia, dalla prima idea alla stesura finale. L’edificio sacro rappresentato sullo sfondo è la Chiesa dell’Osservanza di Brisighella, dove per tradizione si svolgeva la novena di Natale. L’effetto “sgranato” dovuto al sapiente trattamento della tecnica litografica evoca le vivide opalescenze del vespro invernale. Quattro alberi spogli definiscono la geometria sottile dell’immagine.
La Rocca (1911), la Rocca, uno dei monumenti simbolo di Brisighella, svolge qui il ruolo di protagonista silenziosa, con il profilo avvolto nella nebbia invernale. Appena visibili nella bruma sono riconoscibili sulle pendici del monte le case torri, che verranno demolite nel 1928 con grande disappunto di Ugonia. In quest’opera la tecnica litografica raggiunge risultati notevoli nella gradazione monocroma dello sfondo. Il triangolo inclinato di terra sulla quale poggiano i tre alberi con la nota squillante, seppur fredda, dell’ocra restituisce profondità e risalto alla massa nebbiosa del paesaggio lontano.
Luna Nuova (1921), quasi sempre assente nelle composizioni di Ugonia, la figura umana è ridotta a sagoma nella quale si addensano più fittamente i corpuscoli di colore che materializzano l’idea disegnativa. Questa è una delle poche incisioni di Ugonia che accolga figure umane: chine nel lavoro dei campi, parte della stessa terra che solcano con l’aratro. Le linee ondulate si sovrappongono fino a determinare un alto orizzonte, che occupa quasi per intero il quadrato della litografia. Come già in Ginestre, la visione dal basso contro un fondo neutro iscrive il soggetto in un universo epico: là era in questione “la natura”, qui “il lavoro”. Con in più qualcosa che è assicurato dalla presenza dell’elemento umano a contatto con la materia presiede, enigmatica tutrice, la luna.
La strada (1909), è vicina allo spirito di Domenico Baccarini, sia per la tecnica, sia per l’atmosfera. Ugonia accoglie il tratteggio fitto che era stato dei divisionisti per dare vita ad un’immagine drammatica, l’istante di una notte sorpresa tra lo scuro del fondo e le piccole stelle chiare.
La Villa (1915), i colori divisi a minuscoli tocchi danno a questo notturno il tono crepuscolare di un’opera simbolista. Il luogo raffigurato, uno dei più cari a Ugonia, è ancora Villa Ginanni Fantuzzi, già Spada, nel cui parco sorge tutt’ora Villa S.Anna, abitazione- studio dell’artista. E’ un pezzo di bravura eseguito attorno al tema dei gradi diversi della luce, una specie di fuga dal buio che culmina in quella facciata bianca già però corrotta dalla giustapposizione di particelle di colore blu e verde.
Dalla finestra dello studio (1914), pochissimi tratti di matita, in questo acquerello, bastano ad accennare la vista dalla finestra dello studio: un’immagine contemplata ogni giorno dallo studio di Villa S.Anna che la inquadra come in un trompe-l’oeil. E’ la finestra tante volte ripresa nelle litografie di biglietti augurali e negli ex-libris, qui sospesa nell’incanto di un silenzio invernale. Una veduta appena accennata eppure molto leggibile, qualificata da una luce trasparente ed invernale. E’ un panorama intimo.
Sera di festa (1930), ancora un notturno, l’ultimo: una scansione di quinte arboree che si allontanano nel buio per fare risaltare la facciata di S.Michele Arcangelo. Questo notturno è vicino nell’effetto e nell’impianto compositivo a La Villa del 1915. Alle sagome scure degli alberi disposti su tutta la zona di sinistra sul lato opposto il chiarore della facciata del duomo che rompe il buio con improvvisa solennità. Nel 1981 la Commissione del Ministero delle Poste scelse Sera di Festa come immagine da riprodurre nel francobollo che venne emesso l’8 settembre di quell’anno.
Arcadia (1913), omaggio al stile liberty, rappresenta un colle nei pressi di Brisighella, immaginato secondo un disegno architettonico, sulla cima del colle ripreso dal basso gli alberi disposti in circolo attorno ad un cipresso svettante compongono una ghirlanda di fronde. Vi si può riconoscere il Parco delle Rimembranze di Brisighella, concepito con un disegno simile e destinato proprio in quell’anno ad ospitare il monumento al soldato dormiente di Domenico Rambelli.
Nell’ansa finale della sala sono esposti il tavolo di lavoro e il tornio utilizzato per la tecnica litografica dell’artista.
Alcuni oggetti personali e copie di pietre litografiche sono esposti nelle bacheche.
Oltre la grafica
A questa cultura di una grafica, che nel caso della litografia, si esercita in una figurazione di elevato significato espressivo, frutto di importanti ricerche, Ugonia affiancò una vena narrativa più immediata e cordiale, un tono facile e scorrevole: è il mondo dei cartoncini natalizi e dei biglietti augurali, degli ex-libris, un universo minuto che unisce ironia e familiarità. Ben lontani dalla retorica delle piccole cose, questi fogli, in parte esposti nelle bacheche del museo, di questa sala, sono piccoli capolavori, il gusto del taglio, la sapienza delle simmetrie, la coscienza del tragico, la capacità di infondere il soffio del simbolo ad ogni minimo oggetto naturale, una spiga, una rosa, un incrocio di rami,- l’uso di una linea capace di assottigliarsi riducendosi ad arabesco, rendono ogni volta il ristretto spazio dell’incisione un afflato di poesia che è insieme immagine della natura e simbolica affermazione. Una parte di queste piccole opere possono essere visionate anche nell’attigua saletta.
Dalla sala principale spostatevi nell’attigua saletta che si affaccia sul corridoio.
Saletta primo piano
Nel periodo tra il 1927 ed il 1829 Ugonia si recò a più riprese a Cascia per conoscere le caratteristiche naturali e trovare ispirazione per il suo lavoro. Si era infatti impegnato con Tommaso Nediani ad illustrare il suo libro su S.Rita da Cascia.
In questa sala si possono visionare le immagini realizzate per l’opera dedicata a S.Rita da Cascia. Si possono vedere, inoltre, anche alcuni esempi di cartoncini che l’artista realizzava per occasioni diverse.
GALLERIA FOTOGRAFICA
Giuseppe Ugonia nelle collezioni della Pinacoteca Comunale di Faenza
22 marzo – 26 giugno 2016
VISITA
Museo Civico “G. Ugonia”
Piazzetta Porta Gabolo, 1,
48013 Brisighella RA
Tel. 0546.85777
Info: brisighella.org
pagina facebook
mostra del 2016 in Pinacoteca a Faenza
Mese di aprile e di ottobre – prefestivi e festivi : 10,00-12,30 e 15,00-17,00
Da novembre a marzo – prefestivi 15,00-17,00 e festivi 10,00-12,30 e 15,00-17,00
Categorie:
BRISIGHELLA , ARTE