Il gesso e l’Uomo – Museo Geologico del Monticino

MUSEO GEOLOGICO DEL MONTICINO

Il gesso e l’Uomo
Una storia secolare

Fornace Malpezzi
Nell’ottocentesca fornace Malpezzi, a ridosso della Rocca di Brisighella e recentemente restaurata, si trovano ancora i vecchi macchinari del 1926 per la macinazione del gesso. (foto P. Lucci)
  1. Il Museo Geologico all’aperto
  2. Un libro di pietra
  3. Il gesso
  4. Indizi del passato
  5. I Gessi brisighellesi
  6. La grotta Tana della Volpe
  7. Rocce e paesaggio
  8. Argille Azzurre
  9. La paleosuperficie messiniana
  10. Trappole preistoriche
  11. Il fronte di cava
  12. Il banco selenitico
  13. La grotticella dei cristalli
  14. Strati scoperchiati
  15. La sezione Li Monti
  16. Gli animali e la cava
  17. Flora della cava
  18. Il gesso e l’Uomo
Traliccio della cava del Monticino
A valle della cava sono ancora presenti tre dei sette tralicci originari della teleferica a contrappeso per il  trasporto del minerale gessoso all’impianto situato più a valle. (foto S. Piastra)
Cava del Monticino, anni 80
Cava Monticino, anni ’80 del Novecento: l’immagine evidenzia la precarietà delle condizioni di lavoro dei cavatori. (foto M. Sami)
Cava del Monticino, anni 50
Cava Monticino, anni ’50 del Novecento: i blocchi di roccia gessosa venivano trasportati fino alla teleferica con un automezzo, ma anche con un carretto a trazione animale. (foto Archivio famiglia Zerbato)

L’ampia nicchia qui di fronte è quanto resta di un antico “fornello”, sorta di fornace rudimentale addossata alla parete rocciosa, utilizzata per cuocere artigianalmente il gesso.
In quest’area l’attività estrattiva della pietra gessosa inizia perlomeno dal tardo Medioevo e, con l’età moderna e soprattutto contemporanea, trasforma Brisighella in un vero e proprio distretto minerario, con una decina di piccole cave a conduzione famigliare.

Cava Marana, vagoncino da miniera
Cava Marana: vagoncino da miniera utilizzato nelle cave di gesso locali attorno alla metà degli anni ’30 del Novecento. (foto F. Liverani)

La pietra gessosa è stata sfruttata fin dall’antichità sia come materiale da costruzione, sia per la produzione di gesso scagliola o “da presa”.
A partire dal Novecento inizia il suo utilizzo anche come fertilizzante e, infine, per la produzione di cartongesso.
Nel caso
della scagliola, la roccia estratta dai “gessaroli”, veniva prima cotta e poi frantumata dai “fornaciai”.
Nelle fornaci più rudimentali, dette “fornelli”, i blocchi estratti venivano ammucchiati contro una parete di gesso e cotti con un fuoco alla base della pila.

La polvere di gesso cotto, insaccata, veniva infine trasportata a dorso di mulo dai “birocciai” per tutto il Ravennate, ma non solo.

Manifesto pubblicitario del 1911 di G. Uognia
Manifesto pubblicitario del 1911 illustrato da G. Ugonia: nella parte alta del versante è raffigurata la teleferica per il trasporto del gesso.

La cava del Monticino

Venne aperta attorno agli anni ’10 del Novecento dalla “Società per la lavorazione del gesso, scagliola e materie affini” dei brisighellesi Liverzani, Diletti e Silvestrini.

La proprietà della cava passò successivamente alla società Bracchini e C. alla quale, nel 1939, subentrò la Società Gessi del Lago d’Iseo, che ne rimase proprietaria fino alla chiusura della stessa, agli inizi degli anni ’90 del Novecento.

Gesso e uomo
Scarica il pdf di questo pannello

testi di M. Sami