La paleosuperficie messiniana – Museo Geologico del Monticino

MUSEO GEOLOGICO DEL MONTICINO

La paleosuperficie messiniana
Un’emersione precoce della Vena

  1. Il Museo Geologico all’aperto
  2. Un libro di pietra
  3. Il gesso
  4. Indizi del passato
  5. I Gessi brisighellesi
  6. La grotta Tana della Volpe
  7. Rocce e paesaggio
  8. Argille Azzurre
  9. La paleosuperficie messiniana
  10. Trappole preistoriche
  11. Il fronte di cava
  12. Il banco selenitico
  13. La grotticella dei cristalli
  14. Strati scoperchiati
  15. La sezione Li Monti
  16. Gli animali e la cava
  17. Flora della cava
  18. Il gesso e l’Uomo
Nel Miocene superiore diversi dei molluschi fossili della F.ne a Colombacci vi giunsero dagli enormi laghi salmastri dell’Europa orientale dei quali restano, come relitti, gli odierni Mar Caspio e Mare d’Aral. (modificato da Rögl & Steininger 1983).
 Esempio di superficie carsificata attuale nella Vena del Gesso presso i Crivellari (Borgo Rivola) (foto M. Sami).
Esempio di superficie carsificata attuale nella Vena del Gesso presso i Crivellari (Borgo Rivola) (foto M. Sami).

La superficie irregolare qui affiorante rappresenta il fianco di un antico pendio gessoso eroso e carsificato più di 5 Ma (= milioni di anni fa). Si è conservata, eccezionalmente, in quanto “sigillata” e protetta dai sedimenti soprastanti più recenti: ma procediamo con ordine…

(clicca per ingrandire l’immagine) Ipotesi ricostruttiva della successione degli antichi ambienti “brisighellesi” tra Messiniano e Pliocene: per la descrizione dettagliata si veda il testo (disegni M. Sami).
  1. Inizialmente, tra 6 e 5,6 Ma, su fondali marini poco profondi si depositarono a più riprese grossi strati di gesso con giacitura orizzontale (F.ne Gessoso-solfifera).
  2. Nel giro di 100 mila anni questi depositi gessosi vennero sollevati, piegati e fratturati e poi esposti all’azione degli agenti atmosferici.
  3. Gli anfratti e le piccole cavità prodotte dal paleocarsismo intrappolarono vari materiali e, tra questi, le ossa di numerosi animali terrestri.
  4. Successivamente questo settore venne poco alla volta occupato da ambienti lagunari e palustri che lo ricoprirono con pochi metri di melme ciottolose (F.ne a Colombacci).
  5. Il ripristino del collegamento tra Atlantico e Mediterraneo – verificatosi 5,3 Ma – determinò un’invasione di acque marine che ricoprirono la paleo-Vena del Gesso con una spessa coltre di fanghi, ovvero i depositi della F.ne Argille Azzurre.
(clicca per ingrandire l’immagine) Schema geologico dell’affioramento presso il punto di interesse n. 9.

La Formazione a Colombacci (FCOL)

Databile tra 5,5 e 5,3 Ma (Mnome – piuttosto curioso – che indica gli eterogenei depositi essiniano finale), si presenta discordante sui precedenti depositi evaporitici.

Con ciò, in geologia, si intende che i gessi sottostanti sono stati prima deformati da imponenti forze (evento intra-messiniano) e, in un secondo momento, vi si è poi depositata sopra la FCOL (vedi “Il fronte di cava“).

La paleosuperficie messiniana
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testi di M. Sami